Joyce Andrade

Formentera, la mia svolta silenziosa

Formentera, la mia svolta silenziosa

Sono arrivata su quest’isola meravigliosa per cucinare in un ritiro.

Pensavo di fare semplicemente il mio,

in silenzio, come so fare.

E invece, è successo qualcosa di più profondo.

In quel ritiro non c’era spazio per me come persona.

Solo come ruolo.

Ed è lì che qualcosa si è acceso.

Ho sentito con chiarezza che una parte di me era arrivata al limite.

La bambina perfetta, quella che fa tutto bene, era stanca.

Quella che si adatta.

Che non disturba.

Che dice “va bene” anche quando sente “no”.

Per la prima volta, ha fatto qualcosa che non è stato accolto.

Il cibo non è piaciuto.

Mi sono bloccata.

I dolci non sono usciti.

E sì, forse ho lasciato un’impressione diversa da quella che avrei voluto.

Ma invece di sistemare tutto… ho fatto una cosa nuova:

mi sono ascoltata.

E ho smesso di giustificarmi.

Non sempre sei tu che devi cambiare

Non tutte le persone che si propongono come guide lo sono davvero.

Non tutte le esperienze che parlano di crescita sono in grado di contenerla.

E non sempre, se vieni pagata per un lavoro, significa che devi sacrificare te stessa per farlo.

In quel contesto c’era forma, immagine, organizzazione.

Ma non c’era ascolto.

Non c’era empatia.

E soprattutto, non c’era spazio per chi portava qualcosa di diverso.

E va bene così.

Ora lo vedo con chiarezza.

E questo basta.

Formentera, grazie

Mi hai fatto capire che non devo salvarmi con la perfezione.

Che non devo adattarmi per sentirmi al sicuro.

Che la mia forza è nella mia umanità,

nell’essere donna,

nell’avere empatia,

nel sapere includere, anche quando non vengo capita.

Soprattutto quando non vengo capita.

Mi hai ricordato che posso non piacere a tutti.

Che non devo essere sempre all’altezza delle aspettative.

Che posso stare in piedi anche nei miei silenzi.

Anche quando non corrispondo all’immagine che gli altri si aspettano da me.

 

Dedica

A chi si è sentito escluso, giudicato, invisibile.

A chi ha vissuto troppo tempo facendo ciò che “andava fatto”.

A chi ha cresciuto figli, portato avanti relazioni, progetti, sogni,

mettendo se stessa all’ultimo posto.

A tutte le donne che, a un certo punto, si sono guardate e hanno sentito:

Così non mi va più bene.”

A chi è stata svegliata da un trauma, da una rottura, da un dolore,

e ha capito che non era la fine, ma un nuovo inizio.

Questo è per voi.

Perché anche i momenti scomodi possono portare luce.

Perché ci sono risvegli che passano dal disagio.

E da lì, si ricomincia.

Intere.

gracias

 

Joyce Andrade

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